Dura risoluzione delle Nazioni Unite contro l’Iran per le continue violazioni dei diritti umani
L’Assemblea Spirituale nazionale dei Bahá’í d’Italia ha saputo che ieri un comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha duramente criticato l’Iran per le continue e crescenti violazioni dei diritti umani.
Con 88 voti contro 44, il Terzo Comitato dell’Assemblea ha approvato una risoluzione che «esprime profonda preoccupazione per le continue e ripetute violazioni dei diritti umani» in Iran. Le astensioni sono state 57.
Si è votato dopo che l’Iran aveva chiesto una mozione di «non si proceda», per bloccare la risoluzione con la richiesta di aggiornare la discussione, mozione che è caduta con 51 voti favorevoli, 91 contrari e 32 astensioni.
In particolare, la risoluzione prende nota dei recenti rapporti sul continuo uso della tortura in Iran, sull’intensificarsi dell’azione contro i difensori dei diritti umani, sulla «diffusa disparità di genere» e sulla «violenza contro le donne» e sulla discriminazione delle minoranze, inclusa quella baha’i.
«Il testo della risoluzione, che è la ventitreesima condanna dell’Iran dal 1985, non lascia dubbi sul fatto che il mondo intero è profondamente in ansia per le continue violazioni dei diritti umani in Iran», ha detto la signora Bani Dugal, principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.
Il documento di cinque pagine fa eco alla preoccupazione espressa dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che in ottobre ha stilato un rapporto nel quale critica l’uso della tortura e della pena di morte in Iran, il deprecabile trattamento delle donne e le ripetute violazioni del giusto processo, nonché la mancata protezione dei diritti delle minoranze, come nel caso delle comunità baha’i, sufi, beluci e curda.
La risoluzione chiede inoltre all’Iran di cooperare con gli osservatori internazionali dei diritti umani e di permettere loro di entrare nel paese.
«La Baha’i International Community accoglie con grande favore questa risoluzione, non solo per la sua chiara visione di ciò che sta succedendo in Iran ma anche per la sua richiesta di un maggiore monitoraggio», ha detto la signora Dugal. «Come fa notare la risoluzione, sono trascorsi più di cinque anni dall’ultima volta in cui l’Iran ha permesso ai funzionari delle Nazioni Unite di entrare nel paese per fare indagini sulle violazioni dei diritti umani, un fatto chiaramente inaccettabile, specialmente da parte di un paese che dichiara al mondo di non aver nulla da nascondere».
Sostenuta da 42 sponsor, l’odierna approvazione della risoluzione da parte del Terzo Comitato praticamente garantisce l’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea generale plenaria di dicembre.
La risoluzione dedica un intero paragrafo al trattamento riservato in Iran ai membri della Fede baha’i, riportando un lungo elenco di recenti attacchi e incidenti occorsi ai baha’i.
In particolare, la risoluzione sottolinea «lo sforzo crescente compiuto dallo Stato per identificare, monitorare e detenere arbitrariamente dei baha’i, per impedire ai membri della Fede baha’i di frequentare l’università e di mantenersi economicamente, ricorrendo alla confisca e alla distruzione delle loro proprietà», e «la profanazione dei loro cimiteri». Esprime inoltre preoccupazione per i recenti processi e per le sentenze contro sette dirigenti baha’i, affermando che è stato loro «ripetutamente negato un equo processo».
Per leggere l’articolo in inglese si vada a
http://news.bahai.org/story/798
Comunicato Stampa
Con 88 voti contro 44, il Terzo Comitato dell’Assemblea ha approvato una risoluzione che «esprime profonda preoccupazione per le continue e ripetute violazioni dei diritti umani» in Iran. Le astensioni sono state 57.
Si è votato dopo che l’Iran aveva chiesto una mozione di «non si proceda», per bloccare la risoluzione con la richiesta di aggiornare la discussione, mozione che è caduta con 51 voti favorevoli, 91 contrari e 32 astensioni.
In particolare, la risoluzione prende nota dei recenti rapporti sul continuo uso della tortura in Iran, sull’intensificarsi dell’azione contro i difensori dei diritti umani, sulla «diffusa disparità di genere» e sulla «violenza contro le donne» e sulla discriminazione delle minoranze, inclusa quella baha’i.
«Il testo della risoluzione, che è la ventitreesima condanna dell’Iran dal 1985, non lascia dubbi sul fatto che il mondo intero è profondamente in ansia per le continue violazioni dei diritti umani in Iran», ha detto la signora Bani Dugal, principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.
Il documento di cinque pagine fa eco alla preoccupazione espressa dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che in ottobre ha stilato un rapporto nel quale critica l’uso della tortura e della pena di morte in Iran, il deprecabile trattamento delle donne e le ripetute violazioni del giusto processo, nonché la mancata protezione dei diritti delle minoranze, come nel caso delle comunità baha’i, sufi, beluci e curda.
La risoluzione chiede inoltre all’Iran di cooperare con gli osservatori internazionali dei diritti umani e di permettere loro di entrare nel paese.
«La Baha’i International Community accoglie con grande favore questa risoluzione, non solo per la sua chiara visione di ciò che sta succedendo in Iran ma anche per la sua richiesta di un maggiore monitoraggio», ha detto la signora Dugal. «Come fa notare la risoluzione, sono trascorsi più di cinque anni dall’ultima volta in cui l’Iran ha permesso ai funzionari delle Nazioni Unite di entrare nel paese per fare indagini sulle violazioni dei diritti umani, un fatto chiaramente inaccettabile, specialmente da parte di un paese che dichiara al mondo di non aver nulla da nascondere».
Sostenuta da 42 sponsor, l’odierna approvazione della risoluzione da parte del Terzo Comitato praticamente garantisce l’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea generale plenaria di dicembre.
La risoluzione dedica un intero paragrafo al trattamento riservato in Iran ai membri della Fede baha’i, riportando un lungo elenco di recenti attacchi e incidenti occorsi ai baha’i.
In particolare, la risoluzione sottolinea «lo sforzo crescente compiuto dallo Stato per identificare, monitorare e detenere arbitrariamente dei baha’i, per impedire ai membri della Fede baha’i di frequentare l’università e di mantenersi economicamente, ricorrendo alla confisca e alla distruzione delle loro proprietà», e «la profanazione dei loro cimiteri». Esprime inoltre preoccupazione per i recenti processi e per le sentenze contro sette dirigenti baha’i, affermando che è stato loro «ripetutamente negato un equo processo».
Per leggere l’articolo in inglese si vada a
http://news.bahai.org/story/798
Comunicato Stampa
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